Assedio

EN
Under Siege. That’s how Rome appears to an observer: a city where cranes, and enclosures, in a chaotic epidemic of construction sites, resemble big medieval siege machines and barriers, elements of an incomplete transformation, where steel and concrete create a surreal landscape. Battlefields where the everyday experience subsides into the excavations and in the construction site’s time. Eternal is not Rome anymore, but rather its unfinished transformation. Yet, not only do discouragement and fear come frome the siege. On the road you also meet surprise. Light contrasts, during the night, draw surreal landscapes, between buildings and works in progress – a comparision between two antiques, the legacy of the past and the one of present people. And where, in the day, chaos, life and clamour prevail, by night an outlandish sense of surrealism remains. As if the city and its residents where destined to surrender, condemned to look around, to find the beauty in a noisy sense of unease.

 

IT
Sotto assedio. Ecco come appare Roma agli occhi di un osservatore: una città occupata, dove le gru, in una caotica epidemia di cantieri, sembrano grandi macchine d’assedio medievali. Alte, immobili, sono diventate elementi tangibili di una trasformazione incompiuta, nella quale acciaio e cemento si fondono insieme per dare vita a un nuovo surreale paesaggio urbano. E se tra le lamiere dei lavori in corso e i palazzi emergono, a tratti, orgogliosi e inattesi sprazzi di bellezza, le strade capitoline sono diventate luoghi di un disagio quotidiano. Qui la vita dei romani si ferma, si interrompe in un tempo sospeso, come se restasse bloccata dalle barriere sorte ovunque, per dividere la città in quadranti diversi, piccoli e isolati. Tanti campi di battaglia dove l’esperienza di ogni giorno si frantuma e sprofonda negli scavi e nei tempi dei lavori in corso. Eterna non è più Roma, ma la sua incompiuta mutazione. Eppure dall’assedio non derivano solo stanchezza, sconforto e paura – per il futuro della città, le sue prospettive, per la dichiarata difficoltà a cambiare e a diventare davvero una metropoli. Per strada, infatti, si incontra anche la sorpresa: i contrasti di luce, di notte, disegnano paesaggi surreali, tra gli edifici e i lavori in corso – due antichità a confronto, il lascito del passato, da una parte, e quello dei contemporanei insieme. E là dove di giorno prevalgono il caos, la vita e il rumore, restano invece solo un sorprendente silenzio e un sentimento bizzarro di irrealtà. Come se qui non ci fosse più scampo, come se la città e i suoi abitanti fossero destinati ad attendere, ad arrendersi, condannati a guardarsi intorno. Per trovare bellezza, certo, e un chiassoso senso di inquietudine. (testo di Federica Colonna)